Altavilla Irpina, sono in atto studi scientifici per riprodurre l’antico “Fagiolo Normanno”

Durante i lavori di restauro post – sisma ’80 nella cripta della Collegiata dell’Assunta ora Santuario Diocesano fu fatta una scoperta che tra breve, forse, si potranno cogliere “i frutti”.

La direttrice dei lavori Lucia Portoghesi, insieme ad alcuni volontari recuperò e per buona parte restaurò brandelli di costumi ed oggetti vari, appartenuti ai resti mortali di centinaia di defunti. Negli anni, il restauro degli oggetti e le collezioni donate dai privati, hanno permesso di arricchire il museo civico «Della Gente Senza Storia» diretto attualmente dalla docente dell’Università di Benevento Rossella Del Prete.

La Portoghesi, tra l’altro, s’incuriosì nel trovare un fagiolo nella tasca di un abito maschile appartenuto ad un uomo che per la sua statura fu denominato normanno. Il prezioso legume, conservato gelosamente fino a luglio di quest’anno, presso il Centro di Documentazione della Media Valle del Sabato della biblioteca comunale, è ora al vaglio di studiosi per estrarne il DNA.

Con delibera di giunta, il sindaco del comune di Altavilla Irpina Mario Vanni ha quindi stipulato una convenzione con l’Università Politecnica delle Marche – Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari ed Ambientali per verificare se il fagiolo ha le condizioni genetiche e possa essere ricostruito in carattere tridimensionale. Il seme di fagiolo antico, denominato «Il Normanno di Altavilla» sarà affidato alle cure dell’equipe di Roberto Papa, coordinatore del progetto internazionale «Bean Adapt» che ha studiato il sequenzionamento del genoma di diecimila varietà di fagiolo.

Il gruppo di lavoro, ha esaminato «il ruolo dei geni di fagiolo in relazione alle variazioni ambientali, prendendo a modello l’adattamento del fagiolo agli agroecosistemi europei dopo la sua introduzione dalle Americhe». Il programma di ricerca prevede due fasi che si pone degli obiettivi per la caratterizzazione fenotipica del seme rinvenuto mediante un sistema di acquisizione di immagine, ricostruzione mediante stampa tre D del seme del fagiolo, estrazione del DNA. Nella seconda fase, i genetisti in base ai risultati ottenuti procederanno alla formulazione di un «piano di azione che porti alla identificazione di accessioni identiche o molto simili per la reintroduzione in coltivazione con la conseguente conservazione e valorizzazione».               

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