Accadde oggi: “l’addio al Paròn”

Un ciclone in panchina. Un vulcano di simpatia. Burbero, ma dal cuore tenero. E’ difficile descrivere Nereo Rocco. Anche a 35 anni dalla sua morte. Perchè ogni ritratto del Paròn  sembra riduttivo. Nato a Trieste il 12 maggio del 1912, fin da piccolo si appassionò al calcio.  Inizio a giocare e collezionò anche una presenza con la maglia della Nazionale.  Una sola perchè – a detta del “sior Rocco“-  si era sposato troppo presto e quando si riprese dalla “bamba” il suo posto era già stato occupato da due usurpatori: Ferrari e Meazza. Il “balilla” e il gioanin, due fuoriclasse. Un gradino sopra il futuro tecnico del Milan. Sul piano tecnico.

PADOVA-  La sua carriera da allenatore cominciò un po’ per caso. Nella Triestina, la squadra della sua città, appena ripescata in A dalla Federazione per il campionato ’47-48.  La guida tecnica viene affidata a Rocco che accetta. Per due mesi lavorerà gratis, poi si vedrà . Strano, ma vero. Perchè il paròn è un uomo di sani principi. Oltre che un grande allenatore. E infatti la Triestina chiude il campionato al secondo posto. Dietro il grande Torino. Ormai Rocco è il personaggio più popolare di Trieste e siede anche in consiglio comunale tra le fila della Dc. Ma dopo due stagioni concluse a metà classifica, viene esonerato. Riparte dal Treviso in B,  Ci resta 3 anni, prima di gettare la spugna. Torna al suo primo amore, la Triestina, ma a marzo si dimette.  Non resta a lungo disoccupato.  Si trasferisce al Padova. Lo riporta in A, fa acquistare Balson, Mora, Azzini, il terziario d’acciaio Scagnellato e soprattutto Kurt Hamrin, scartato dalla Juve per la sua fragilità fisica. Lo svedese ha una caviglia di vetro che si rompe troppo spesso. Allora Rocco ha un’idea. Si reca da un suo amico ortopedico e gli fa costruire una scarpetta speciale che protegga la caviglia malconcia  del suo giocatore. Poi testa l’efficienza del prodotto con la prova del 9:  le entratacce rudi dei suo corazzieri. Azzini e Scagnellato torchiano lo svedese che esce illeso, grazie alla “scarpa ortopedica“. Il Padova adesso ha un fuoriclasse in squadra a tutti gli effetti,  e si vede. La squadra  conclude il campionato al terzo posto. Il miglior piazzamento di sempre.

MILAN- Gipo Viani, manager ante-litteram,  lo nota. E lo porta al Milan. Accordo sulla parola. In veneto, ovviamente. E scudetto vinto al primo tentativo. L’anno successivo Rocco e il Milan conquistano anche la Coppa dei Campioni, battendo al Wembley il Benfica di Eusebio.  Il Milan è la prima squadra italiana a vincere questo trofeo. Poi le strade si separano. Ma è solo un arrivederci. Perche dopo 3 stagioni al Torino, senza mettere alcun trofeo in bacheca, il sodalizio Rocco- Milan si ricompone nel 1967. Il ritorno del Paròn in panchina coincide con il nono scudetto e con la vittoria della coppa delle coppe. E con l’esplosione del Golden Boy, cioè di Gianni Rivera, l’abatino che illumina i rossoneri con la sua classe. E le sue giocate.  L’anno seguente il Milan trionfa in finale di Coppa dei Campioni, umiliando l’Ajax pre-calcio totale. Poi arriva anche la Coppa Intercontinentale dopo 90′ di battaglia e botte contro l’Estudiantes nel ritorno. Manca solo il decimo scudetto adesso. Ma la stella gli sfuggirà per un punto nelle stagioni successive.  Con l’avvento in società del  petroliere Buticchi al posto del cotoniere Riva, le cose cambiano. Rocco non si sente più a suo agio. E come Garibaldi  si ritira a Caprera, cioè nella sua  macelleria di Trieste.

LA MORTE-  Ma  il richiamo della panchina è più forte  di quello delle bistecche. E così il tecnico triestino varca per la prima volta in carriera la Linea Gotica per rispondere alla chiamata del presidente della Fiorentina Ugolini.  A Firenze, però, non riesce ad ambientarsi. E così ritorna al Milan.  Ma le cose sono cambiate. C’è uno scollamento tra società e squadra. Rocco prova a fare da mediatore, senza successo. Gli offrono 35 milioni per fare il consigliere del presidente. Il Paròn rifiuta. Non abdica alla sua dignità e torna alla  Triestina per dare una mano alla società, nel frattempo sprofondata in C.  Intanto le  condizioni di salute di Nereo Rocco peggiorano. La malattia consuma il corpo, ma non la sua proverbiale ironia. Il tecnico si spegne comunque all’ospedale Maggiore di Trieste. Tre mesi dopo i suoi ragazzi vinceranno lo scudetto della Stella. Destino cinico e ingiusto di  un maestro di calcio. Oltre che di vita.

Mariano Messinese

Twitter:@MarianoWeltgeis

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