Altavilla Irpina, appuntamento con il Carnevale Altavillese: sabato 22, lunedi 24 e martedi 25 febbraio

E’ carnevale…ogni scherzo vale; dal latino carnem levare (eliminare la carne) pare indicasse il banchetto che si teneva l’ultimo giorno della festa (martedì grasso); ovvero prima del periodo di digiuno della Quaresima.
Il martedì grasso, è il giorno di chiusura del carnevale considerato che la Quaresima inizia con il mercoledì delle ceneri. Ad Altavilla Irpina, i festeggiamenti per tradizione si tengono spesso al Corso e come nel passato, è rimasta l’usanza ma pare solo per pochi a cui è stata tramandata dagli amici, di bussare alle porte delle abitazioni mascherati recitando: “i veng’ daMunticchio cu’ nu cap’ e sasicchio (…)” [io vengo da Monticchio con un grappolo di salsicce (…)].
La piccola cantilena, è un modo per salutare, mangiare, bere e farsi quattro risate; possibilmente cantando e ballando allegramente. Gli intensi profumi provenienti dalle cucine fanno immaginare i piatti preparati per l’occasione: le lasagne al forno, il migliaccio, la pizza rustica, la pastiera (se in famiglia c’è qualcuno originario della fascia napoletana o salernitana) le chiacchiere, il sanguinaccio.
Acquistava, inoltre, una particolare simbologia il “carnevale morto” che si teneva dopo una settimana dall’inizio; la domenica sera, lungo le strade cittadine sfilava il corteo funebre con decine di figuranti che davano l’addio al Carnevale.
Tra i promotori dapprima il calzolaio Mario Cardellino e poi Italo Di Troia (Italucc’ ‘u sacrestan’). I veglioni, si tenevano a partire dal 1949 nell’ex stabilimento dei tabacchi (ricev’dutabbacc’) in c.da Ponte dei Santi; promotore Alberico Roberti. Dopo si passò nel Palazzo Baronale e nell’ex dopolavoro Saim. Organizzatori e coordinatori infaticabili a partire dalla metà degli anni ’50:Michele Parente, Alfredo Sardone, Annibale Di Giovanni.
Serate danzanti con gare di ballo tra cui le più richieste a ritmo di boogie- woogie, charleston e swing. Ma anche la palestra delle scuole elementari e il Cinema Moderno di don Nicola Sellitti, erano i campi di battaglia di giovani armati di coriandoli e stelle filanti. Il gruppo, era capeggiato da Costantino Raffaele, Costantino Giordano, Secondo Sangianantoni i fratelli Alberico e Palmiro Di Giovanni.La tradizione popolare identificava col nome di “Campalon’ (da gamba lunga?) una maschera locale.Un omone, furbo ma allo stesso tempo ingenuo e credulonecon ilcarattere superficiale. A volte saccente e presuntuoso. Indossava un cappello nero e largo, abito da contadino dei giorni di festa. Riguardo alle sfilate, pare che l’anno zero è riconducibileagli anni ‘60 e le “pacchiane” di Montecalvo Irpino: uomini, donne, bambini tutti ingioiellati e mascherati che con abiti vecchi erano accompagnati da improvvisati “musicant’”.
Insieme a questi gruppi, l’artefice locale divenne “NicolaScotti” che pur avendo un grave handicap alle gambe riusciva sempre a sorprendere. Famoso per la sidecar con la quale girava per le vie del paese e le serate a suonare la batteria insieme all’inseparabile chitarrista Rino Di Giovanni.Arriviamo al 1968 ed il gruppo composto da Goffredo Sabatino, Mario Villani, Francesco Maselli ed il compianto Gigino Rossi, inaugurano il corteo con parodie su temi vari: Hitler &co.,i crociati, gli Ufo, la divina commedia, Paulista & Carmencita, Cesare & co., i pirati, la rivoluzione francese, se ne vedono di tutti i colori (anno 2002).
Con la satira si va giù duro, eccone uno stralcio dell’ultima parata:«So’ passati già dduje anni castù secolo è trasuto tanta pene e tanti affanni n’ coppa ‘e spalle ammopatut.N’cepenzavemostà vota caputevaji’ cchiùbbuono ma nun s’è avutata ‘a rota e simmo asini mmiezo ‘e suoni. Bin Lade’n, ‘e talebani n’ c’hanno fatto tanto ‘o mazzo e nunsulo all’urtulano ‘o citrulo da ‘mbarazzo. Pe’ cumbatte ‘a Coca Cola stù sceicco perfediuso ha mannatoddoje carriole dinto ‘e Stati Uniti d’U.S.A. E da tanno n’coppa ‘a terra tutto nun ‘e comme a primma. E’ scuppata n’ata guerra che n’c’ha misoint ‘a zuzzimma.‘E crocitai ‘e mussurmanin’ce hanno fatto ‘a capa tanta fanno ‘a guerra ‘e mericani e se degne ‘o campusanto, n’ammaascì a stùcunflittonun se campa proprio bbuononun se po’ sta sempe zitto acalannece ‘o cazone, e perciò ca qua stasera poche chiacchere e chiù fatti e mettiteli ‘ngalera a Sharonne e Arafatte.’E denari dint ‘e sacche nunso stati mai pesanti mòca l’euro n’ce spacca n’ce ne fanno astumàsanti.’Ecriature ‘e vicchiarellinun s’apparano cù l’euro so centesimi o nicchelle? E se ‘mbroglieno ‘int ‘o scuro. Stàmunetaca è venuta n’ce ha purtato beni e danni pur ‘o prezzo d’o carbuto è cchiùaveto e l’at’anno. E si jammo ‘e chistu passo pe nà tazza de cafènunabbastenoquatt’assi o nù full e donne e Re (…)».
A metà degli anni ‘80 insieme ad altri amici tra cui Terenzio Di Troia, Lorella Ciardiello, Antonio Saccone, Roberto e Teresa Bruno, riuscimmo ad allietare il carnevale con qualchecorteo tematico. Poi il testimone, passò ad alcuni studenti liceali che fecero ben presto naufragare la già residuale “tradizione”.
Quest’anno il gradito ritorno per sabato 22 febbraio a partire dalle 21.00 presso la tensostruttura di via Giovanni Feola con il Carnival Party promosso dall’associazione Hellas Altavilla 1995, mentre il 24 l’associazione di volontariato Misericordia in collaborazione con Casper Animazione organizza presso la sede di Contrada Sant’Angelo una festa per bambini dalle 10.00 alle 13.00,  e per finire il25 febbraio dalle ore 16.00 al Corso Garibaldi la sfilata di un carro allegorico preparato da bambini e genitori con piccole esibizioni a cura dell’associazione HakunaMatata; gli eventi sono patrocinati dal Comune.

Roberto Vetrone

 

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