Altavilla Irpina, il ricordo del terremoto del 1980 nelle parole del Sindaco Mario Vanni

Era il 23 novembre del 1980, le lancette  dell’orologio dell’Annunziata segnavano le 19 e 34 minuti, don Pacino aveva appena fatto in tempo a congedare i fedeli e allo stadio Partenio, l’Avellino aveva travolto l’Ascoli con un sorprendente quattro a due quella domenica in cui l’Irpinia fu epicentro del mondo per novanta, interminabili secondi. Io che quella mattina, in chiesa, avevo servito la messa, ancora oggi non dimentico il bagliore, lo stritolio dei mobili, il tintinnio delle suppellettili che in un crescendo si confondevano col boato dei vetri infranti e dei calcinacci cadenti quarant’anni fa quando trovavo conforto nell’istinto protettivo di una mamma e poi d’improvviso la tregua che permise di scappare all’aperto, nella folla riversatasi per le strade, tra le macerie, tra le urla ed i volti impalliditi si cui si alternavano sguardi smarriti, lacrime di gioia per il rivedersi ancora e, a tratti, sospiri di ansia per chi mancava all’appello e poi le invocazioni dei più anziani che increduli ma consapevoli, fuggivano nella speranza di poter riuscire a riabbracciare amici e parenti. 

Un incubo ed un ricordo struggente che non tutti gli irpini hanno avuto la possibilità di raccontare a causa del bilancio apocalittico costato circa 280.000 sfollati, 8.848 feriti e, secondo le stime più attendibili, 2.914 morti.

Gli altavillesi, si disse allora, furono avvolti dalla protezione di San Bernardino ed infatti in quella occasione la festa in onore del Santo patrono ebbe una partecipazione senza precedenti.

Poi vennero gli anni delle incertezze, della corsa alla ricostruzione degli edifici ma anche di una società ormai segnata da quel tragico evento. 

L’Irpinia seppe rialzarsi per riprendere a scrivere con dignità e impegno le pagine della sua storia. 

Oggi che viviamo un momento di eguale tensione emotiva, oggi che si riscopre, come allora, il vero senso della vita, l’amministrazione comunale ha inteso rendere omaggio alle vittime del terremoto del 23 novembre 1980. Lo ha fatto deliberando l’intitolazione di una strada all’unica vittima altavillese di quel tragico evento: Wanda Maria Recine, la ventiquattrenne che non riuscì a mettersi in salvo mentre si trovava, per puro caso, nel centro storico del capoluogo Irpino, perché venne rapita ai suoi affetti proprio quando sognava di indossare l’abito da sposa. 

“Un battito d’ali”, volendo parafrasare il titolo della scultura commemorativa donata per l’occasione al comune di Altavilla dall’artista Guido Mariani, perché anche chi non c’era possa sapere.

L’identità di un luogo è data dal vissuto dei suoi abitanti dove la vita è quella che si ricorda, si racconta e perciò stesso si tramanda.

Sprecare il ricordo, cancellare la memoria dal nostro orizzonte è come sciupare un pezzo della nostra storia e privare i più giovani della consapevolezza che, in fondo, ciascuno è protagonista del suo tempo.

Mario Vanni

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