Avellino, la cassaforte e l’eredità di un anziano: contesa tra il figlio e la compagna del defunto con risvolti penali per l’accusa di furto e sequestro di persona

Si terrà nella giornata odierna una nuova udienza del processo innanzi al Giudice monocratico del Tribunale di Avellino, riguardante la vicenda della cassaforte forzata e dell’eredità di un anziano altirpino, deceduto per l’accidentale caduta da un albero. Imputato è il figlio del defunto, un agronomo 50enne, che deve rispondere di furto e sequestro di persona. A condurlo davanti al giudice è stata la compagna di suo padre, che conviveva  con il defunto da quando questi era rimasto vedovo. La donna accusa il figlio dell’anziano di averla dapprima rinchiusa in cucina e successivamente di avere forzato, con l’aiuto di un fabbro,  la cassaforte di famiglia, impossessandosi di danaro in contante e di gioielli per un valore complessivo di circa 80mila euro. Il figlio del deceduto, invece, ribalta l’accusa sostenendo che la convivente del padre era sta avvertita dell’intervento del fabbro, volto ad aprire la cassaforte perchè le chiavi, proprio a dire della donna, erano state smarrite. Inoltre, l’agronomo dichiara che nella cassaforte non c’erano valori ma soltanto una scatola contenente una dentiera usata. Ci sarebbe, poi,  una sorta di “asso nella manica” a favore del figlio del defunto, vale a dire  una registrazione telefonica, nella quale si sentirebbe  la voce di un figlio della donna che, dopo avere asserito che esisterebbe un testamento con il quale il defunto lascerebbe in eredità tutti i propri averi a sua madre,  pronuncerebbe frasi minacciose all’indirizzo dell’agronomo, per costringerlo a rinunciare a qualsiasi pretesa e a lasciare a lui e a sua madre tutta l’eredità.

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