Empoli – Avellino 1 – 1, capitan D’Angelo all’ultimo respiro regala ai Lupi un pari d’oro

Empoli – Avellino   1 – 1

Empoli: Gabriel, Di Lorenzo, Veseli, Luperto, Pasqual, Bennacer (dal 75′ Brighi), Castagnetti, Krunic (dall’82′ Lollo), Zajc, Donnarumma (dall’87′ Traorè), Caputo. A disposizione: Meli, Maietta, Rodriguez, Polvani, Ninkovic, Imperiale. All.Andreazzoli.

Avellino: Lezzerini, Laverone, Kresic, Morero, Ngawa, De Risio (dal 68′ Moretti), Di Tacchio, Cabezas (dal 65′ Asencio), D’Angelo, Bidaoui (dal 54′ Molina), Ardemagni. A disposizione: Pizzella, Pecorini, Marchizza, Migliorini, Vajuhi, Gavazzi, Falasco, Rizzato, Wilmots. All.: Novellino.

Arbitro: Illuzzi di Molfetta. Assistenti: Bellutti e Pagliardini. Quarto uomo: Marini.

Marcatori: al 39′  Zajc (E), al 95′  D’Angelo.

Espulso D’Angelo al 96′ per doppio cartellino giallo. Ammonito: De Risio. Angoli: 6-4. Rec.: 0′ pt; 6′ st.

 

Capitan D’Angelo all’ultimo respiro ha regalato un punto d’oro all’Avellino. Un pari, quello strappato dai Lupi, che ha dell’incredibile per come è arrivato, giusto quando l’arbitro stava per portare il fishietto alla bocca e decretare la fine del match, che l’Empoli stava, ad essere onesti, meritatamente portando a casa.

Il calcio è affascinante proprio perchè è imprevedibile, perchè non sempre dà ragione a chi ha meritato di più durante l’arco della gara. All’Avellino era capitato proprio poco più di due settimane orsono (esattamente il 10 febbraio) di subire un rocambolesco pareggio interno da un gol di Cacia al 96′. Ed ora, a parti invertite, è stata la squadra irpina ad assaporare il gusto dolce di un pareggio insperato. Del resto, lo stadio Castellani di Empoli è stato sempre, storicamente, generoso con i Lupi, tanto è vero che l’Avellino, in sette gare disputate in terra toscana (conteggiando anche quella di stasera), non ha mai perso.

L’Empoli, capolista del campionato cadetto, ha fatto la partita in lungo ed in largo, ed avrebbe sicuramente portato meritatamente a casa i tre punti, se i suoi uomini non si fossero addormentati proprio sull’ultima azione della gara, rimanendo letteralmente a guardare D’Angelo, che si lanciava disperatamente su un pallone vagante in area, e, senza che nessuno dei difensori toscani lo contrastasse, metteva un sinistro rasoterra in diagonale sul secondo palo, trafiggendo l’esterrefatto pipelet azzurro.

La compagine di Andeazzoli ha saputo sciorinare un gioco bello a vedersi, ma anche redditizio, fatto di stretti fraseggi palla a terra, con scambi veloci, prima orizzontali, e poi improvvise verticalizzazioni,  che portavano spesso lo scompiglio nella trequarti avellinese, ma che non risultavano letali per Kresic e compagni, che, in un modo, o in un altro, riuscivano comunque a metterci pezze e a rimediare in extremis. Insomma, pur dominando la gara, l’Empoli ha peccato di scarso cinismo sotto porta, forse anche per via di un pizzico di presunzionne e leziosità che accompagnava, come una scìa invisibile, le loro giocate ed i loro tentativi di conclusione.

Il gol realizzato da Zajc, a sei minuti dall’intervallo, era forse più il frutto di una disattenzione di Morero (che non riusciva a chiudere in tempo sul taglio in diagonale del forte giocatore bosniaco, che, raccogliendo uno scarico dalla destra di Di Lorenzo, anticipava l’ex stabiese e metteva dentro sotto misura) che non il segno evidente della marcata incisività empolese. L’Avellino, dal canto suo, pur non riuscendo ad emergere dalla “trincea” nella quale l’aveva confinato la capolista, era bravo a difendersi con concentrazione e lucidità, non regalando alcuna sbavatura ai forti attaccanti toscani.

Il secondo tempo si apriva così come si era chiusa la prima frazione di gioco: con l’Empoli a comandare la gara, nel tentativo di chiuderla, e l’Avellino costretta a recitare il triste e faticoso ruolo dell’incudine. Ma le “martellate” dei padroni di casa erano tutt’altro che violente, anzi sembravano addirittura “tenere”, atteso che i Lupi, continuavano, pur soffrendo, a reggere e a non capitolare. I ragazzi di Andreazzoli sprecavano tanto, anche grazie a qualche buon intervento di Lezzerini, e l’Avellino rimaneva fortunosamente in partita. Fino all’insperato e gioiosissimo epilogo che abbiamo descritto sopra.

Questo pareggio, che premia l’umiltà, lo spirito di sacrificio e la grande capacità di sofferenza dei Lupi, ha un grande significato, non solo e non tanto in termini di classifica, ma soprattutto sul piano della crescita mentale di questi ragazzi, comunque guidati, giova ricordarlo, dalla mano sapientissima di mister Novellino.

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