Il Godot Art Bistrot compie 6 anni con un live d’eccezione: questa sera si esibiranno i Cacao e Francesco Giampaoli

Taglia il traguardo dei 6 anni di attività il «Godot Art Bistrot» di Avellino e questa sera alle 22 spegne le candeline insieme ai Cacao e Francesco Giampaoli. Dal 30 dicembre 2011, artisti di riconosciuto spessore internazionale – da Baby Dee a Hugo Race, da Matt Elliott a Josephine Foster, dagli Uzeda agli OvO, solo per citarne alcuni – hanno calcato il piccolo – ma sempre più accogliente – palco del locale di via Mazas.
 
Cacao è un duo ravennate – affiancati per l’occasione speciale da Giampaoli dei Sacri Cuori – formato da Matteo Pozzi (alla chitarra) e Diego Pasini (al basso), già membri del gruppo Actionmen. Il loro primo disco è «Astral», uscito per l’etichetta «Brutture Moderne» nel novembre 2016. Si tratta di un album veramente intenso, costruito sull’interazione costante fra i due musicisti, intenti a creare affascinanti orizzonti sonori che sintetizzano le loro diverse influenze musicali.
Queste ultime nello specifico riorganizzano e rinverdiscono i fasti dei grandi musicisti artigiani della tarda no wave newyorkese (primi anni Ottanta, per esempio Jody Harris, Robert Quine, George Scott).
 
Partendo dalla loro lezione, i Cacao hanno licenziato un disco che rivede nell’ottica dell’avanguardia strumentale i twang secolari di Link Wray e Duane Eddy e lo strimpellio orecchiabile di Ric Ocasek (quello dei Cars), allo scopo di creare una geniale rivisitazione dell’era del surf e del bubblegum pop. Il secondo (e più importante) obiettivo è decostruire quello stesso pop facile e avvincente al fine di favorire la penetrazione di elementi ostili, parassiti e terroristi capaci di mutare sistematicamente la cornice formale e il punto d’equilibrio della canzone, creando così un’originale versione di postmodernismo sonoro. Contrariamente a quanto sembrerebbe da tali premesse, Astral è in realtà un disco altamente emotivo, in quanto la sfida dei due strumenti a corda (che suonano costantemente in opposizione) consiste nell’emulare e umanizzare il suono digitale tessendo chiaroscuri sonori che danno infine forma a una danza sonora (tetra, nevrotica, ironica, divertita) che coinvolge immancabilmente l’ascoltatore.

 

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