“Laceno: Natura e Storia”, sarà inaugurato il 12 agosto il Museo dedicato anche alla Memoria del Maestro Giovanni Sica

“Laceno: Natura e Storia”: è questo il nome del centro culturale ed espositivo ubicato all’interno della “Piazzetta Residence” dell’altopiano del Laceno che sarà inaugurato il 12 agosto alle ore 18:00.

Il museo dedicato alla memoria, attraverso testimonianze documentali intende approfondire quei luoghi, quella gente, la tradizione e i colori che sono stati fonte di ispirazione per gli illustri personaggi evocati e celebrati nell’ambito del progetto culturale.

I reperti rimandano a straordinari artisti: Michele Lenzi prestigioso pittore bagnolese, Michele Capozzi fotografo o Tommaso Aulisa fondatore del Laceno d’oro. Per citarne alcuni.

Imponente spicca la testimonianza di Giovanni Sica avellinese d’origine, maestro del ferro, pittore e scultore di fama internazionale cui sarà dedicata la serata inaugurale . Il giornalista Giovanni Nigro condurrà una tavola rotonda attorno al tema dell’arte, della storia e della cultura di quel territorio vista anche attraverso le opere di Sica uno dei maggiori maestri del 900 che si è reso protagonista nel corso degli anni della vita del Laceno luogo di ispirazione costante.

Di Giovanni Sica artista si sono interessati i maggiori critici d’arte di fama internazionale: da Munari a Venditti, da Venturoli a Carlo Barbieri figurando nelle più importanti pubblicazioni di arti e storia dell’arte contemporanea . Il “Pavone, ” , un “Gallo” , una “Danzatrice” , un “Arborescenza”, ” un ” Pesce sega” sono solo alcune delle sue opere in ferro battuto esposte in mostre nazionali o collezioni private. Emblematica la fotografia che ritrae il presidente della Repubblica Segni e Sica a mostrare quella straordinaria “AQUILA” simbolo dell’artigianato campano a Napoli a partire dagli anni 50 e successivamente dell’arte del ferro battuto italiano. Autore anche delle tre porte in bronzo della cattedrale di Avellino, fu a partire dagli anni 50, che appassionandosi alla pittura rivoluzionò l’arte imponendosi con ” l’impressionismo astratto ” sui più grandi palcoscenici italiani e esteri conseguendo premi e riconoscimenti ufficiali.

Ed è sulla base di questo pezzo di storia dell’arte del 900 che la famiglia Renzulli/ Sica ha donato al museo bagnolese alcuni oggetti e produzioni dell’artista maturati proprio sull’altopiano: un bastone la cui estremità raffigura un picchio scolpito in legno e poi dipinto è un omaggio proprio a quel territorio popolato da questa particolare specie; un olio su tela, inno al colore e alla natura che soleva ammirare dal balcone della sua villa del Laceno nel cui giardino svettano maestose 5 sculture in ferro di gigantesche dimensioni :

” Paesaggio” raffigurazione di una realtà vista attraverso lo sguardo di un uomo che osservava, pensava, rifletteva e traduceva in pittura con la sola arma della sensibilità; due piccole statue rievocazione storica dell’apparizione di Ss Salvatore a San Guglielmo da Vercelli allorquando sostando ai piedi della collina ove oggi sorge l’Ostello gli disse: “Ne stes in loco isto”.

La teca dedicata a Giovanni Sica ci restituisce anche originali elementi di ferro battuto: ghirigori, spirali, boccioli di fiori ed eleganti e originali arabeschi, espressioni della vena immaginifica e dell’estro creativo. E ancora in esposizione si possono apprezzare pennelli e colori , strumenti e attrezzi personali prolungamento della mano dell’artista. Elementi necessari per poter raffigurare ciò che la mente aveva immaginato e solo ciò che la vista voleva immortale.

Ed era quel visus, quei luoghi, quelle dimensioni ad attrarre i pennelli dentro l’infinito che muoveva e smuoveva l’estro. Un piccolo pezzo di legno scorto mentre conduceva me e mio fratello Antonio alla “Lucciola” per il gelato quotidiano, a tracciare uno sfondo ideale per una nuova modulazione di pensiero, inizio di una metamorfosi di creazione.

Sarà stata l’amenità del paesaggio, linee e colori che ammirava lungo il tragitto verso la piazzetta nelle domeniche e durante le estati trascorse assieme a nostro zio Raffaele o semplicemente l’accoglienza amichevole della gente di quel luogo, sta di fatto che l’arte del maestro rimanda a quella felicità visiva che esprimeva con assoluta sensibilità: alberi, sentieri , montagne , cieli azzurri smettono di essere materia e si reinventano in pennellate che riescono a catturare la suggestione figurativa.

Un ritorno artistico dunque quello di Giovanni Sica all’interno del Museo del Laceno voluto fortemente da noi nipoti, Antonio e Katia, a testimonianza di quella natura fonte di ispirazione costante. Perché ci sono molte ragioni per ritornare nei luoghi familiari, laddove ci si è sentiti a casa. Per ricordare costantemente quell’uomo dal foulard di seta bianca, quel nonno, e per accontentare gli estimatori della sua arte esattamente in quel posto dove “nostro nonno ha realizzato diverse opere intessendo una trama di relazioni significative con i colori, i profumi, quella gente e quella natura” che hanno contribuito a rendere il territorio del Laceno luogo di eccezione turistica.

 

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