L’armatura del Gran Conte di Altavilla ritrovata a New York

E’ ricomparsa a New York presso il Met nella “Fifth Avenue in gallery 371 of The Metropolitan Museum” la corazza, proveniente dal castello inglese di Warwick appartenuta a Vincenzo Luigi De Capua, gran conte di Altavilla e di cui il sindaco Vanni ne vuole la restituzione.

L’amministrazione comunale, si è attivata con una delibera di giunta in cui fa istanza al Comitato per il recupero e la restituzione dei beni culturali, istituito con DM il 23 gennaio 2017, per il tramite del Ministero dei Beni Culturali, al fine di verificare le modalità con le quali «l’armatura in acciaio, oro, pelle e lega di rame appartenuta a Vincenzo Luigi de Capua e realizzata da Pompeo della Cesa (presumibilmente nella metà del XVI secolo), famoso armoraro milanese, pervenuta nella disponibilità del predetto Museo e la possibilità di farla ritornare nel suo luogo di provenienza specificamente nella dimora della famiglia De Capua di Altavilla Irpina abitata dal predetto feudatario».

Il conte Vincenzo Luigi de Capua contribuì ad abbellire il palazzo di famiglia ad Altavilla con opere che terminarono solo con Bartolomeo IV (1695) e che richiamarono in paese secondo lo storico Giordano «architetti, artisti rinomati, artefici di vaglia ed operai che uniti a figure locali instillarono nell’animo dei buoni cittadini i sensi del vivere civile snebbiandone le menti preparandole a nuovi e più elevati ideali».

Tra gli artisti locali ebbe notevole importanza Donato Bruno (detto il Brunetto) che pare abbia avuto una breve permanenza romana con la frequentazione della bottega di Michelangelo. Il 2 novembre 1998 la cooperativa «Nonsolocultura» scopriva l’armatura del De Capua in mostra al castello inglese di Warwick. Si trattava della stessa corazza indossata dal gentiluomo che con armatura ageminata ed elmo piumato, sorregge insieme ad altri, nella tavola di Donato Bruno (deposizione di Cristo), il corpo del Nazzareno morto dopo che viene deposto dalla croce; la pala di legno del 1594 è collocata nel Santuario. Probabilmente, il mecenate aveva commissionato al Brunetto, il quadro con l’impegno, molto in voga all’epoca, di immortalarlo, anche se di spalle. La direzione museale inglese tenne a precisare «che non aveva alcuna notizia riguardo a come era arrivata in possesso dell’armatura, e come era giunta in Inghilterra» considerato che «non c’è alcun legame apparente tra i conti Warwick e i De Capua».

La collezione di armi del museo era compresa in tre gruppi diversi: oggetti appartenuti ai conti di Warwick; regali fatti da altre casate; oggetti da esibire collezionati dai conti di Warwick durante il XVIII e XIX secolo. L’ipotesi avanzata negli anni ’90 fu che «alcuni conti erano grandi collezionisti di armatura tedesca ed italiana», ed era stato probabile l’acquisto in Italia della stessa, verso gli anni 1830-40 oppure era stata trafugata alla fine del ‘700 dopo che il palazzo nobiliare della famiglia de Capua era passato al Fisco, non avendo la dinastia eredi legittimi.

Roberto Vetrone

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