Per la successione a Giorgio Napolitano, l’ex Segretario PD Bersani rilancia la candidatura di Romano Prodi

L’ex segretario del PD Pierluigi Bersani ha le idee molto chiare sulla candidatura al Colle: “E’ immaginabile partire da dove ci si è fermati”. In molti si erano chiesti cosa avrebbe fatto Renzi se il dissenso nel Pd su delega fiscale, legge elettorale e riforme si fosse condensato attorno ad un nome per il Colle ‘Patto Nazareno free‘, del tutto estraneo all’intesa Renzi-Berlusconi.

Bersani quel nome ora lo ha fatto: Romano Prodi. L’attenzione è ancora tutta spostata sull’Europa sotto attacco, dopo la strage islamica a Parigi. Poi ancora qualche giorno per baloccarsi sugli identikit. Ma con le dimissioni di Giorgio Napolitano, che lasceranno vacante la poltrona del Quirinale, si dovrà entrare nel merito delle scelte. Il nome fatto da Bersani aziona il count down, sta a significare che tutta un’area di dissenso (che va dalla minoranza dem alla sinistra di Sel, dai fittiani a pezzi di Ncd, Udc e Sc e può includere persino i grillini) potrebbe riorganizzarsi attorno ad un candidato non ‘Pd-Fi available’, mettendo in crisi il Patto del Nazareno. Che resta, al momento, la maggiore garanzia in tasca al premier di poter eleggere al quarto scrutino e con maggioranza ampia il nuovo Presidente, persino di fronte ad un plotone di franchi tiratori Pd.

La partita è appena cominciata. Il nome di Prodi, già nei giorni scorsi, era stato la mela avvelenata porta dal leader di Sel Vendola a Renzi, per stanarne le intenzioni. Subito oggi il Blog di Grillo incorona il Prof, mentre il presidente Pd Orfini invita a “non mettere nessuno nel tritacarne”. “Non faremo un dibattito sul nome ma sulle funzioni dell’Istituzione Presidente della Repubblica”, promette intanto il premier ai deputati Pd. Le generalità di Romano Prodi, o altre dal profilo similare, indicano però la chiara volontà di una parte del Pd di non mettere al Colle un decorativo taglianastri, ma un Capo dello Stato dal peso politico simile a quello di Napolitano. Meglio se dem e lontano dall’intesa del Nazareno.

Intesa che Renzi ha mostrato ancora ieri di voler tenere in tutto conto, concedendo a Fi la clausola di salvaguardia sull’Italicum 2.0, che insieme al premio alla lista era una delle condizioni dei berlusconiani per il dialogo. Tutto si tiene, ricorda oggi l’azzurra Gelmini: “Legge elettorale, riforme costituzionali ed elezione rapida al Colle”.

 

 

 

 

 

Da Ansa.it

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