Sturno, presentato il libro “ Il brigante e il generale “ del Prof. Carmine Pinto

La guerra del brigante Carmine Crocco e il generale piemontese Emilio Pallavicini di Priola.

Nel Mezzogiorno d’Italia, appena dopo l’Unità d’Italia scoppiò una vera guerra civile, che vide protagonisti il brigante Carmine Crocco e il generale piemontese Emilio Pallavicini di Priola, entrambi rappresentanti, di due mondi diversi. Il primo un mondo feudale quello della monarchia borbonica, il secondo quello del primo esercito nazionale. Di tutto questo, si è discusso mercoledì sera 18 ottobre ’23 a Sturno, in un convegno presso la Sala Consiliare, per la presentazione del libro “ “ Il Brigante e Il Generale, dello Storico e scrittore Carmine Pinto.
Sono intervenuti: Vito Di Leo ( Sindaco del Comune di Sturno ), Franco di Cecilia ( Direttore Didattico e Consigliere Provinciale di Avellino ), Michele Sisto ( Storico ), e l’autore Carmine Pinto ( Prof. Di Storia Contemporanea Università degli Studi di Salerno ). Moderatrice del dibattito, Mariafranca Siconolfi ( Assessore al Comune di Sturno ).
Dopo i saluti di rito e una breve introduzione del libro, da parte del Sindaco Di Leo, ha preso la parola Di Cecilia, che ha fatto un’ampia analisi dei fatti accaduti in quel tragico periodo storico, che però, deve essere ancora chiarito del tutto. Come pure Sisto, nel suo intervento ha raffrontato quei tragici avvenimenti, con un raffronto anche con l’attuale realtà in cui viviamo.
Ho concluso l’ autore, con una vera “ lectio magistralis “, che ha affascinato il pubblico presente e non si sentiva volare una mosca, perché lo storico Pinto, richiamandosi anche agli interventi precedenti, è partito da molto lontano nella sua lectio, sul principio della “ proprietà “ fin dai tempi dei della Certosa di Padula, (nella metà del Quattrocento con la congiura dei baroni, i loro possedimenti andranno ai monaci certosini di Padula, divenendo così loro stessi anche padroni dei terreni su cui si sviluppava il paese soprastante. Disponendo così di proventi derivanti dalle tasse che i civili pagavano al priore, oltre che delle ricchezze che la certosa aveva accumulato nel corso dei secoli, tramite donazioni, profitti commerciali ed altro ), del periodo napoleonico e del rapporto di Napoleone con il Papa Pio VII ( cerimonia d’incoronazione nella cattedrale di Notre Dame a Parigi, che pose fine al diritto papale di incoronare ), e toccando, anche argomenti correlati ai tempi attuali. Alla fine della sua lectio, ha fatto riferimento alla sua ultima opera letteraria.
Al termine del dibattito, abbiamo posto alcune domande al relatore Franco Di Cecilia e all’ autore del libro Carmine Pinto.
Di Cecilia: Il brigantaggio ebbe una parvenza politica ? : ” il brigantaggio rappresenta un fenomeno importante, sanguinario postunitario di un sud che si ribella a quella, che condanna una conquista, cioè, l’annessione da parte dei piemontesi. Ma, è anche un fenomeno prevalentemente a carattere delinquenziale, perché , vede protagonista personaggi che fanno dei rapimenti, dei strupi e malversazioni di atti non conformi alla legge del loro strumento di arricchimento. Oggi, è stato dichiarato una prova visiva di assoluta capacità del movimento, di darsi una parvenza politica, Rimangono delle ragioni forti che in qualche modo se non la giustificano , lo fanno comprendere come fenomeno di promesse non mantenute, in una società ingiusta che sacrificava i più deboli “.
Pinto: Lei ha fatto ai presenti una lectio magistralis, la quale, è impossibile riportare ci parli dei due personaggi del libro ? : “ Crocco era un bandito, che aveva dentro di se un mondo dell’antico regime borbonico, che aveva la voglia di diventare un grande protagonista della sua epoca. L’altro personaggio Pallavicini, anche a sua volta proveniva dai valori della mentalità militare dell’antico nuovo regime, e divenne, un protagonista dell’azionismo italiano “.
Si può parlare di forma sociale del brigantaggio? : ” forse una cosa molto simile, la voglia e il desiderio spasmodico di affermarsi e anche mille altre cose; lo spirito della loro epoca, la formazione dello stato moderno, la resistenza all’antico regime, la sopravvivenza di forme di criminalità e di modificazione sociale, la potenza dell’azionismo italiano “.
Si può ipotizzare, il trapasso tra vecchio e nuovo a quel tempo ?. ” anche questo, la fine di un mondo, che tra l’altro si verifica nel mondo politico, dove le cose a volte cambiano e a volte no, a volte vanno insieme “.
Una serata quella di Sturno, che vale la pena di rivedere altrove, per il suo spessore culturale.

Carmine Martino

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