Il successo biancoverde: piccola panacea dei mali che affliggono l’Irpinia

 

Il gioco del calcio ad Avellino e provincia rappresenta una delle dimensioni più rilevanti della cultura popolare, con un coinvolgimento senza pari di pubblico e con continuità rilevante, nonostante le attuali condizioni economiche stiano colpendo ogni tipo di settore e stiano sempre di piu’ portando gli italiani a “stringere la cinghia”.

Quando il futuro si fa incerto, quando gli affanni della quotidianità sono troppi e pressanti, la voglia di svolta e, perché no, di evasione e di sogno, fa rima con il tifo biancoverde.

Sì, proprio così. In barba all’economia che non decolla, al caro-petrolio, alle crisi finanziarie internazionali, ai consumi in frenata in ogni settore. Ma esso è anche un modo bizzarro di esorcizzare le insicurezze e i timori della vita di tutti i giorni, scambiando incertezza con rischio, preoccupazione con aleatorietà. Tant’è. Perché al gioco del calcio gli Irpini sembrano proprio non voler rinunciare.

Tra la squadra e la città viene a crearsi un rapporto di identità pressoché spontaneo, nella mente del tifoso nasce la consapevolezza di rappresentare la propria terra, di dover portare in alto il prestigio delle sue origini. Nella mentalità dei tifosi l’identificazione tra squadra e città assume significati quasi sacrali, con un elevato valore simbolico.

Quindi ad Avellino “lo stadio” come valvola di sfogo, ma anche come panacea di tutti i mali sociali, economici e politici.

E’ legittimo, certo, che la partita di calcio sia diventata una variabile. Concentra emozioni collettive dall’esito imprevedibile in un clima sociale già saturo di tensioni.

Molti giovani si sentono “liberi”, quasi come se nella vita quotidiana, quella “infrasettimanale”, non fosse possibile esprimere tutte le proprie gioie e delusioni. Allo stadio questo diviene realtà, anche se alcune manifestazioni, positive o negative che siano, possono assumere anche proporzioni esagerate, estremizzate.

Tutti hanno la mente e il cuore pieni perché hanno vissuto il solo momento che sembra dare senso alla loro vita quotidiana, tutti insieme, dando voce e urlo a quella cosa senza nome che è in loro, che sentono mortificata giorno per giorno nella famiglia (quando c’è), nel lavoro (quando c’è), nella scuola (quando c’è), in un contesto sociale che è estraneo e ostile a loro. Un tentativo di animare giornate rese vuote dall’assenza di prospettive. O di scaricare una rabbia latente che, nelle ultime settimane, pare correre il rischio di trasformarsi in violenza politica.

Un amore che non conosce la crisi è quello dei tifosi dell’Avellino per la propria squadra, anche nonostante le difficoltà economiche. La crisi c’è, il calcio moderno è sempre più televisivo, ma una partita vissuta e vista allo stadio resta un’emozione irrinunciabile.

Ora che l’Avellino ha raggiunto la serie B, speriamo che la squadra irpina possa addirittura tagliare quel traguardo ancora piu’ agognato da sempre da tutti i tifosi biancoverdi: il ritorno nella massima serie nazionale. Traguardo che appare un sogno bellissimo, soprattutto in questi momenti di grave crisi economica. Se quest’altro incredibile sogno sarà raggiunto, siamo sicuri che, come per incanto, anche il disagio sociale sarà alleviato, e la città e l’intera provincia riceveranno benefici notevoli, “spirituali” ma anche materiali.

La Dama Rosa

 

 

Loading