Perchè non ci piace l’astensionismo

Guardando ai dati generali sull’affluenza alle urne non solo a livello provinciale (soprattutto quella della Capitale d’Italia: a Roma addirittura si è recato a votare soltanto un elettore su due!), cominciamo davvero a pensare che gli astensionisti sbaglino a non scegliere; e non vadano sostenuti, in ogni caso, da scuse e alibi di nessun genere.

A noi, coloro che preferiscono starsene a casa senza affrontare la “sofferenza” della scelta, risultano addirittura come gli evasori: anche questi ultimi sottraggono qualcosa al “bene comune”. Gli astensionisti lasciano la possibilità di potere ai peggiori, quando potrebbero cacciarli via con un voto.

Mai come in questo momento, partecipare attivamente e costruttivamente alla vita democratica, assumendo responsabilità sociali nelle forme democraticamente previste dalla costituzione (candidandosi se possibile, ispirando gli altri ed andando a votare) è un gesto obbligatoriamente da compiere.

E’ molto comoda la posizione di chi ritiene che la colpa sia degli altri: l’essere delusi ci appare quasi come una sorta di comoda “poltrona” di lusso. Insomma, fare la vittima sta diventando una sorta di privilegio. L’astensionismo, ci dispiace dirlo,  ma ci sembra immorale. Ed in ogni caso, esso anche pragmaticamente non porta da nessuna parte. Equivale a lasciare le chiavi di casa, nella migliore delle ipotesi, alle anime belle e agli incapaci.

La Dama Rosa

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